Il 1979 è un anno particolare per l’Occidente: mentre gli Stati Uniti vivono un clima di distensione con la Cina, la cosiddetta diplomazia del ping-pong – vi ricordate Forrest Gump? – e l’Italia è sconquassata dal terrorismo politico, in Inghilterra Margaret Tatcher, la Lady di Ferro, vince le elezioni come leader dei conservatori e diventa primo ministro.
Qualche mese dopo, la band britannica dei The Buggles esordisce col suo primo album, The Age of Plastic. Da questo disco – dal titolo assai profetico – viene estratto un singolo che dominerà le chart di tutto il mondo: Video killed the radio star. Il pezzo, che fu un successo commerciale e penetrò profondamente la cultura pop mondiale, inaugurò i videoclip musicali trasmessi da MTV.
La canzone rappresenta una riflessione dai sapori nostalgici circa l’upgrade tecnologico della musica. Improvvisamente questa, non solo si ascoltava, ma si vedeva anche: lo scettro era passato dalla radio, nella quale gli artisti erano delle voci senza volto, agli schermi pervasivi della televisione.
Negli ultimi anni la radio (reduce di un’altra grande battaglia, quella con gli mp3) che già competeva con le principali piattaforme di streaming musicale (come Spotify, Tidal, AppleMusic) ha trovato un altro degno avversario: i podcast digitali. Per chi vivesse su un altro pianeta, i podcast sono una tecnologia che permette l’ascolto di file audio su Internet.
Recentemente quest’ultimi hanno rimpiazzato sempre di più i talk radiofonici. Già a partire dal 2019 l’Associazione Italiana Editori si era resa conto dell’ascesa prepotente di questo mezzo. Secondo i dati da loro raccolti, l’anno in questione è stato quello in cui i podcast hanno dato un primo assaggio della loro potenza.
A colonizzare l’intrattenimento audio, non sarebbero stati solo i podcast, ma anche gli audiolibri. Entrambi i mezzi hanno avuto un incremento notevole passando al 17% i primi, e al 22% i secondi circa i consumi sonori della popolazione. Il 44% degli ascoltatori ha optato per dei contenuti reperibili su siti gratuiti, mentre un altro 40% si è rivolto a servizi in abbonamento. E questo significa business.
Complici di questi dati sono stati, ovviamente, la diffusione capillare degli smartphone e l’espansione delle già citate piattaforme di streaming. Nel 2020 si è inoltre – sic! – aggiunta la pandemia, che ai più privilegiati ha conferito tempo ulteriore da dedicare all’intrattenimento digitale.
L’anno appena passato ha confermato questo trend in crescita: secondo Nielsen sono stati circa 14 milioni gli italiani che hanno ascoltato almeno un podcast, un dato in crescita del 15% rispetto ai 12 milioni del 2019.
Lo zoccolo duro degli heavy users dei podcast è rappresentato da un pubblico giovane con una dieta mediatica eterogenea, che fa ampio uso dei social network, e che dedica alla rete almeno 4 ore della propria giornata.
Dati alla mano, cresce del 6% il numero di coloro che hanno fruito questo tipo di contenuti quotidianamente. Il tempo dedicato all’ascolto si stima intorno ai 25 minuti, 30 per i più appassionati. Le tematiche preferite dagli ascoltatori riguardano perlopiù news, attualità, e approfondimenti culturali. Anche i contenuti per bambini hanno raggiunto ottimi risultati.
Nel 2020 Spotify ha detto di aver avuto circa 299 milioni di utenti attivi mensili, un aumento del 29% rispetto all’anno prima. In media, circa il 19% dei fruitori della piattaforma ascolta i podcast. Ha sorpassato anche Apple, che, in questo campo, fino ad ora era stata leader indiscussa.
Attualmente in rete sono disponibili oltre 1.750.000 podcast. Solo nel mese di gennaio sono stati registrati circa 43 milioni di episodi. Se questi dati ancora non ci avessero convinto della diffusione capillare di questo mezzo, basti pensare che la novità di quest’anno è che Apple lancerà un servizio di abbonamento a pagamento sui podcast.
Quello italiano di maggior successo è stato senza dubbio Veleno, di Pablo Trincia. Prodotto da Repubblica, racconta in sette puntate la storia dei diavoli della Bassa modenese, la misteriosa vicenda dei bambini emiliani allontanati dalle loro famiglie con l’accusa di abuso rituale satanico.
A proposito di Trump e Biden e dei disastri di Capitol Hill, come redazione consigliamo anche il podcast di Francesco Costa, – Da costa a costa – blogger e giornalista vicedirettore de Il Post. Il podcast tratta di politica, società e cultura statunitense. Grazie al crowdfunding dei suoi sostenitori è riuscito a raccogliere circa 40.000 euro. L’autore ha investito questi soldi in viaggi-inchiesta oltreoceano, dove ha raccolto materiale per ulteriori reportage dai quali è nato il libro Questa è l’America. Storie per capire il presente degli Stati Uniti e il nostro futuro edito da Mondadori.
I podcast non sono più una realtà di nicchia ma un potente mezzo culturale e di entertainment. Non vi resta che mettervi le cuffie, e, per i più audaci, comprare un buon microfono.
Autore
Vengo al mondo lo stesso giorno di Virgilio, lo stesso anno di Enter The Wu-Tang. Bibliofilo, fumettomane, trekker, all’occorrenza festaiolo impavido.