Perché fa paura Cicalone? Ma soprattutto, a chi fa paura Cicalone? È interessante sottolineare come la metropolitana di Roma sia diventata oggetto di dibattito nazionale e internazionale grazie al lavoro di uno youtuber, proprio Cicalone, nel provare a contrastare il fenomeno dei borseggi.
Cicalone affronta chi ci fa paura: da una parte ladri e borseggiatori, dall’altra parte gli ultimi della società, messi così tanto ai margini che dormono in mezzo alle nostre strade e sotto i nostri occhi senza essere visti. Ignorare la povertà, giudicarla, metterla ai margini. In questi margini si muove da sempre Cicalone provando a dialogare e a comprendere un’umanità che alla maggioranza non interessa, e non da oggi.
Come sempre in Italia quando emerge una notizia, la si giudica sul momento e nessuno ha mai ricordato il lungo e approfondito lavoro di Cicalone nelle periferie di ogni dove in Italia. Ma non faceva notizia: non ostacolava i ladri ma parlava con i poveri. E questo non è mai una notizia. Cicalone ha anche un altro merito che dà fastidio: gli emarginati non sono 15 secondi al telegiornale ma decine e decine di minuti di dialogo. E il nemico di Cicalone non sono i poveri che dormono in stazione, ma chi in stazione delinque.
Cicalone ha fatto di questi video un vero e proprio business (e lo ammette anche), costruendo con specifiche tecniche filmiche e trasformandoli in contenuti di infotainment. I viaggiatori del trasporto pubblico, dimenticati da tutti, hanno avuto finalmente un palcoscenico per la loro rivalsa.
E questi contenuti, prodotti da una persona per business, viaggiano da soli ed incontrano un pubblico arrabbiato finendo per favorire processi discriminatori e di profilazione razziale. E basta farsi una passeggiata nei commenti, a volte un vero e proprio baratro dell’umanità.
Cicalone “difende” uno degli ultimi territori della democrazia, dimenticato, ignorato e vilipeso: il trasporto pubblico. Questo è il punto principale che non si discute, quando si discute di Cicalone. Chi usa il trasporto pubblico? Il povero, l’impiegato, lo studente, il lavoratore.
Una dura giornata di lavoro, una giornata a lottare con ATAC, il gestore del trasporto pubblico, una giornata a lottare con le inefficienze della Capitale d’Italia, andata e ritorno, e nel mezzo ci sta anche il lavoro da svolgere. Cicalone, Faraone, la videomaker Zullino insieme al gruppo “di bodyguard” scendono nelle viscere della città, a inseguire i borseggiatori.
Certo poi sui giornali fa notizia la fuga in massa dalla metropolitana delle borseggiatrici che scappano alla vista di Cicalone, ma nessuno pone mai le domande giuste. Perché è stata necessaria l’azione dello youtuber per avere la polizia in metropolitana? Tutte le denunce fatte dai viaggiatori nei decenni, non erano proprio nulla? Ma soprattutto a che punto sono le indagini su questi gruppi criminali, che sfruttano anche minorenni?
Quando una lavoratrice immigrata ringrazia Cicalone per quello che fa sottolinea un concetto: «non ho soldi con me, io lavoro, ma ho il permesso di soggiorno che se me lo rubano sono rovinata». Qualche video dopo, Simone e Mattia recuperano in metropolitana proprio un permesso di soggiorno di una lavoratrice immigrata in Italia.
E ritorniamo al punto di partenza, ovvero chi vive e fa vivere la democrazia “profonda”: il pendolare, l’immigrato, il povero, il lavoratore, il trasporto pubblico. Tutti soggetti che fanno paura e non hanno voce, come il borseggiatore. Quando non sei ascoltato sei soltanto un fastidio.
Ma il punto non è questo, ovvero comprendere “i fastidiosi”, ma se condannare Cicalone oppure osannare Cicalone. Piuttosto che capire perché i video di Cicalone hanno questo successo e in cosa creano beneficio alle persone che utilizzano il trasporto pubblico, si preferisce polarizzare il dibattito: sembra che le uniche strade possibili siano dire “io sto con Cicalone” oppure “io sono contro Cicalone”.
Gli attacchi più spietati vengono da sinistra che perde terreno non occupandosi mai di sicurezza e lasciando un tema così delicato a chi della propaganda fa arte e mestiere. Ma giustamente se ignoriamo l’impiegato a cui è stata rubata l’auto di seconda mano pagata caramente a rate, non ci si deve meravigliare che una parte perde le elezioni. I manifesti sulle auto in campagna elettorale erano soltanto una trovata assurda?
Quindi, anche se con qualche eccesso, ovvero qualche spintone di troppo e un atteggiamento che intimidisce, perché Cicalone non è un’assistente sociale, continua il suo viaggio nella contemporaneità del pendolare. Un treno a pieno carico porta oltre mille persone, ostaggio dei borseggiatori e dei disservizi che creano e producono un treno di persone incattivite perché le tasse che pagano non hanno nessun valore se un problema così evidente persiste.
Utilizzando una prospettiva differente sarebbe anche giusto chiederci se i video di Cicalone possano esistere senza deterrenza fisica, senza quel sapore di borgata: forse diventerebbero l’ennesimo insignificante contenuto giornalistico in stile voyeur.
Quando ci sono gli strali di sinistra si potrebbe fare spallucce e sorridere, se non fosse che non comprendono come si trasformano in voti contrari quei treni interi pieni di pendolari. Treni interi assetati di vendetta, di vera vendetta contro i borseggiatori. Una guerra tra poveri letteralmente sotterranea. Senza solidarietà alcuna, Cicalone insegna che alzare la voce per avvertire di un ladro significa fare comunità, che non bisogna avere timore di essere cittadini attivi. Si parla di scontro, di minacce, ma semplicemente c’è una deterrenza fisica della crew di Cicalone che noi pendolari, passeggeri normali, non abbiamo. Chiedere conto a chi ruba delle sue azioni dipende anche dalla stazza fisica, ci piaccia o meno.
Diventa necessario comprendere il lavoro di Cicalone per la possibilità di ascoltare in video, con una diffusione ampia, la voce degli ultimi. La domanda, ulteriore e necessaria, è: quando gli spettatori agiranno per la creazione di una comunità solidale e attenta all’ascolto, oltre al commento di approvazione? Oltre al commento intrinseco di scherno, troppe volte di semplice odio?
Diciamo la verità: se è periferico il tema del borseggio nella metropolitana, quanto è periferico il tema del bene comune al centro del dibattito politico e mediatico? Vogliamo sbarazzarci di Cicalone e dei suoi video? Cancelliamo il borseggio in metropolitana.Se non ci riusciamo allora abbiamo un problema e bisogna ammettere che non lo si può risolvere.
Nel frattempo Cicalone è l’unico che strappa un sorriso alle borseggiatrici, nelle loro quotidiane sciarade, forse è l’unico altro, altro della città di sopra, con cui parlano. Continuiamo a colpire il messaggero per ignorare il messaggio.