Etica e IA al centro dell’incontro con Padre Paolo Benanti

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Una serata dedicata al confronto e all’approfondimento attorno a questioni di grande rilevanza: il dialogo tra Etica e l’Intelligenza Artificiale (IA) è stato al centro di un interessante incontro che ha visto la presenza di Padre Paolo Benanti presso la Parrocchia di San Lino, situata nel quartiere di Pineta Sacchetti di Roma.

L’evento di due giorni fa, intitolato Etica umana e intelligenze artificiali” e parte del ciclo di incontri “Famiglie e Singoli in Rete” organizzato dalla cooperativa Casa Betania/L’Accoglienza onlus”, ha visto una discreta partecipazione di pubblico con oltre un centinaio di persone giunte in parrocchia per seguire e partecipare alla conferenza.

A breve distanza dalla panoramica presentata sulla possibile “via etica” all’Intelligenza Artificiale portata avanti da Padre Paolo Benanti, abbiamo voluto seguire e prendere parte a un’ottima occasione per portare questioni di grande rilevanza per le nostre società all’attenzione dell’opinione pubblica.


Un confronto sulla IA fruibile da tutti

Qualche addetto del settore, alcuni giornalisti e molte persone comuni incuriosite dal tema scelto per la conferenza, questo è stato il pubblico che ha partecipato all’incontro con Padre Paolo Benanti.

L’intervento del frate francescano, unico italiano all’interno del HLAB-AI (High Level Advisory Body on Artificial Intelligence) creata lo scorso anno dalle Nazioni Unite, ha offerto numerosi spunti di riflessione al pubblico presente.
Nell’approfondita disamina attorno ai pro e i contro nel mondo della IA, infatti, le sue parole hanno abbracciato concetti tecnici, aneddoti filosofici, elementi storici e commenti sull’attualità in una maniera che potesse però essere del tutto fruibile per i presenti. Un fattore, quest’ultimo, che ha ulteriormente valorizzato l’incontro, vista anche la grande partecipazione del pubblico nel dibattito che è seguito all’intervento di Padre Benanti.

Particolare enfasi sulla componente base nell’ambito delle IA ovvero gli algoritmi, “le forme di pensiero” e “le ricette” – come le ha descritte Padre Benanti – che guidano i procedimenti che muovono i vari sistemi di IA.


“La I.A. come la corrente elettrica” – L’intervento di Padre Paolo Benanti

Ma da quando si parla concretamente di Intelligenza Artificiale? La risposta a questa domanda è più datata di quanto si possa pensare: i grandi risultati tecnologici degli ultimi due decenni – emersi per l’opinione pubblica giusto negli ultimi anni con l’arrivo dei sistemi di IA del calibro di ChatGPT – sono infatti il frutto degli studi intrapresi già a partire degli anni Cinquanta e Sessanta, come quelli riguardanti l’apprendimento per rinforzo.
A riguardo, Padre Benanti ha chiamato in causa il ricercatore britannico Donald Michie, ideatore nel 1961 di uno degli antesignani dei sistemi di IA: M.E.N.A.C.E. , un macchinario costruito con 304 scatole di fiammiferi incollate tra loro con i disegni delle possibili variabili negli schemi del “noughts and crosses” (il nostro “tris”), attraverso i quali la macchina imparava – partita dopo partita – a migliorarsi mediante l’utilizzo di strategie nuove con le quali pareggiare e quindi vincere le partite giocate contro l’essere umano. 

Il processo di apprendimento della macchina (“machine learning”), al pari della stessa capacità di compierlo da parte della stessa, ha visto un miglioramento costante con lo sviluppo tecnologico e informatico e l’avvento di dispositivi sempre più performanti ed efficienti, dai personal computer fino ad arrivare alle famiglie di apparecchi “intelligenti”.
Un territorio potenzialmente ancora poco esplorato, quello della IA, che sta già cambiando le nostre società in modo significativo in quanto “sta cambiando il modo di fare tutte le cose”


L’Intelligenza Artificiale tra rivoluzione e “minaccia”

“In quali spazi pubblici stiamo aprendo un dibattito su dove mettere lo steccato?
Chi è che deve decidere dove mettere lo steccato?”

Eppure, proprio in un contesto di grande cambiamento come quello che si sta vivendo, da tempo stanno sorgendo alcuni rilevanti interrogativi sul potenziale delle IA e sull’impatto sociale che esse stanno avendo e potranno avere sull’Uomo.
Esistono dei limiti non valicabili nell’operato delle macchine di IA? Se esistono, quali sono?
Con quali garanzie si può pensare di “delegare” alcune funzioni e alcuni processi all’operato della IA?
Infine, in quali circostanze la macchina può compiere determinate scelte e sulla base di quali criteri

Questi sono stati alcuni dei punti trattati nell’intervento da Padre Paolo Benanti per indicare la necessità di acquisire e di avere una consapevolezza – a livello individuale sì, ma anche nelle comunità e nella volontà politica degli Stati – sull’operato delle macchine e dei sistemi di IA “per poter porre dei guardrail di sicurezza” che tengano conto di una “variabile imprescindibile”, ovvero l’Uomo stesso, il fattore umano. In poche parole, una visione “etica” dell’Intelligenza Artificiale sulla quale figure come quella di Padre Benanti si dedicano e spendono da anni, ottenendo importanti risultati anche a livello internazionale come la Rome Call for AI Ethics del 2020.

C’è stato tempo anche per le domande del pubblico che hanno voluto interagire con Padre Benanti sui temi trattati durante l’intervento e su riflessioni in ambito nazionale, ma anche europeo (in merito all’EU AI Act promulgato da Strasburgo tra il marzo e il giugno dello scorso anno) e internazionale.
“Chi dice che la normativa europea sulla IA metta l’Europa al palo fa il gioco di determinati soggetti interessati ed è in malafede.” –
ha dichiarato Padre Benanti – “Il testo non riporta un elenco di tecnologie bandite, ma indica un insieme di azioni che non possono essere fatte in automatico dalle macchine.”

Anche noi abbiamo partecipato al dibattito, chiedendo a Padre Benanti se poteva darci qualche aggiornamento sui lavori della commissione ONU che lo vede coinvolto.
L’ONU non vuole nulla perchè non siamo un organo politico” – ha tenuto a precisare Padre Benanti – “ma ci è stato chiesto di delineare un rapporto che abbiamo pubblicato e che è stato presentato al Summit sul Futuro [dello scorso settembre, NdA].
Quel rapporto dice cosa serve per creare una “governance delle IA” e ora vedremo quale sarà la volontà politica degli Stati e quali strumenti metteranno in campo.”

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