Il nuovo anno porta con sé la variante inglese del coronavirus, il suo vaccino, la speranza di un anno meno trascorso in casa e nuovi consigli da parte della nostra Redazione! Come ogni mese, infatti, abbiamo cercato di proporvi cinque cose da provare, tra letture, visioni e sbronze.
Un libro: Città sola (2018) di Olivia Laing
A metà tra il saggio e il romanzo introspettivo, tra il riflessivo-esistenziale e il didascalico, Città sola ritrae con precisione analitica una condizione umana, quella della solitudine, che da esperienza personale di isolamento, di separazione fisica dei corpi, di esclusione si fa attributo generale dell’alienazione urbana, della marginalità sociale, dello stigma prodotto dall’omofobia e dal razzismo. In 8 capitoli, dedicati ciascuno a una diversa personalità del panorama artistico new yorkese a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80 – epoca duramente segnata dalla piaga dell’AIDS, dall’abuso di sostanze, dalla morte e dal lutto – Olivia Laing traccia un itinerario ideale che snodandosi tra il Village, Times Square e i moli, ripercorre la vita, i traumi e l’isolamento di personaggi come Andy Warhol, Edward Hopper, David Wojnarowicz, in una commistione tra dolore e arte come mezzo espressivo e catartico. È attraverso l’arte, infatti, che l’individuale si fa universale, che la sofferenza sperimentata dal singolo può diventare di tutti. (A cura di Giulia Napolitano).
Un film: The Midnight Sky (2020) di George Clooney
Il cielo e lo spazio hanno sempre magneticamente attratto l’essere umano ed è proprio negli astri che egli dall’alba dei tempi cerca le risposte alle proprie domande. The Midnight Sky è l’ultimo film di George Clooney uscito sulla piattaforma di Netflix il 23 Dicembre, al termine di questo anno difficile, e la data non è casuale. Siamo nel 2049 e la Terra è stata compromessa da un terribile cataclisma che ha reso l’aria irrespirabile. In una base scientifica sperduta tra i ghiacciai dell’Antartide, il protagonista – George Clooney – attende il rientro della navicella spaziale Aether, impegnata in una missione su un satellite di Giove, il quale potrebbe accogliere la vita umana.(A cura di Adriano Lucchetti).
Un album musicale: Tickets to my downfall (2020) di Machine Gun Kelly
Aspettato, ultradiscusso, criticato. A noi, onestamente, è piaciuto. L’ultimo album di Machine Gun Kelly, all’anagrafe Colson Baker, uscito a settembre di quest’anno, sancisce per ora il passaggio del rapper di Houston al pop punk e ci porta indietro a un’adolescenza fatta di skinny jeans, Converse e sbalzi d’umore. Chi, come noi, ha superato da non moltissimo gli anni del liceo, ascoltandolo si convincerà di avere ancora sedici anni. L’impressione è che l’artista classe ’90, tren’tanni appena compiuti, abbia riversato tutte le paure del passaggio all’età adulta in questo suo ultimo lavoro. Mgk abbandona la ritmica del rap, sfoltisce i testi e riempie le strumentali, tira fuori la chitarra elettrica e graffia la base vestendo i panni del frontman di una band dei primi anni 2000. Non si dimentica però di sperimentare, strizzando l’occhio alla trap. (A cura di Leonardo Petrini).
Un profilo Instagram: @iconografiexxi
Se dovessi risvegliarmi tra 500 anni e mostrare a un uomo del futuro da quale assurdo e folle secolo provengo, gli mostrerei il profilo Instagram del Centro Studi sul XXI Secolo. Perché tutto ciò che c’è da sapere sullo Zeitgeist dei nostri tempi è lì dentro. @iconografiexxi è, come la definisce il suo fondatore Mattia Salvia, «un progetto di ricerca su quello che resterà di questo nuovo secolo, che si propone di osservare il presente con gli occhi di uno storico del futuro, con particolare attenzione per le cose “che non dovrebbero esistere ma che esistono lo stesso”, che sono la vera chiave di lettura del contemporaneo». Una rassegna di immagini che forse non passeranno alla storia ma che sicuramente ci aiutano a comprendere il presente. Dal dentista-dittatore del Turkmenistan ai bizzarri sostenitori di Trump, passando per la pandemia di Coronavirus: tutto è cultura. (A cura di Samuele Vona).
Un alcolico: Gin
Gin-naio 2021. Se questo mese fosse un alcolico sarebbe un Gin. Sicuramente, il 2020 non è stato un anno troppo movimentato per la nostra generazione, ma se c’è stato un alcolico che ha spopolato è proprio il Gin. Che fosse un Bosford da pochi soldi o un più prestigioso Gin Mare, poco importa: bastava un po’ lemon o di acqua tonica e nessuno l’avrebbe rifiutato. Abbiamo provato a capire perché il 2020 è stato l’anno del Gin, spulciando curiosamente dalle guide alcoliche ai testi delle canzoni. Non c’è un motivo. O meglio, c’è ma è più semplice di quanto pensassimo: il Gin è troppo buono. Quindi, per questo inauguriamo il 2021 con un gennaio all’insegna del Gin. (A cura di Matteo Fantozzi).
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Dinamiche, creatività, approfondimenti culturali e fenomeni emergenti dal punto di vista di una generazione indipendente e in evoluzione.