5G: come cambia le nostre vite e perché è così importante

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Huawei: l’azienda di Stato cinese primeggia sul 5G

Ormai è da più di un anno che si parla in maniera frequente di reti 5G. Da quando esiste, Internet è periodicamente investito da una trasformazione strutturale che ne potenzia le prestazioni. Linee di telecomunicazione più efficaci diramate da server ad elevate prestazioni garantiscono non solo un funzionamento migliore, ma aumentano il livello di penetrazione di Internet all’interno del quotidiano.

Huawei, gigante cinese della telefonia partecipato anche dalla Repubblica Popolare e fondata decenni fa da un ex membro dell’esercito, si preoccupa da tempo della costruzione delle reti 5G. Nell’ottica della nuova via della seta cinese, la costruzione di reti 5G è uno di quei vantaggi offerti dall’amicizia con il gigante rosso. Per questo diversi paesi asiatici ed europei sono stati invitati ad accettare l’aiuto di Huawei.

Sembra difficile, però, che gli Stati occidentali accettino una proposta simile. O meglio è difficile che agli Stati occidentali sia permesso di accettarla senza pagarne le conseguenze. La nuova guerra fredda, da questo punto di vista, è già iniziata: Trump ha messo il veto su Huawei e Nokia insieme ad Ericsson si propongono per la costruzione di reti in Occidente. Da subito Trump e anche i parlamentari democratici sono stati molto chiari: se uno Stato occidentale permette a Huawei di costruire le reti 5G sul suo territorio questo stesso Stato fa un “torto” a sé stesso, all’America e alle organizzazioni internazionali di cui fa parte.

Ren Zhengfei, fondatore e presidente di Huawei

È attorno alle reti 5G che si gioca una delle più importanti battaglie politiche del prossimo decennio. Ecco perché mesi fa la vicepresidente di Huawei è stata tenuta in stato di fermo in Canada; ecco che si spiega la coincidenza tra le parole di Trump e dei democratici; ecco che bisogna saperne di più.

Che cosa permette una rete 5G

Il New York Times ha definito quella delle reti 5G come “una rivoluzione, più che un’evoluzione”. Se, infatti, il 4G ha sostanzialmente permesso la trasmissione di dati vocali e, quindi, la definitiva proliferazione di app sul modello Facebook o Whatsapp, il 5G avrà un impatto ancora più determinante, “anche più di quanto ha fatto la rivoluzione elettrica”.

Oltre a permettere una circolazione dei dati e delle informazioni ad una velocità ultrapotenziata, il 5G sarà alla base di quello che è conosciuto come l’Internet of Things, ovvero l’Internet delle Cose. Grazie all’immediatezza della prestazione garantita dalla connessione 5G è possibile collegare tra loro diversi oggetti tecnologici. Si tratterà di un collegamento di dispositivi che consentirà di ottimizzare i tempi e di ridurre gli sforzi, specialmente umani.

Aldilà delle considerazioni etico-sociali in merito all’ingresso del 5G, questa evoluzione è un modo per connettere e monitorare contemporaneamente apparecchi tecnologici diversi. Per farsi un’idea più tangibile, il Sole 24 Ore ha scritto qualche tempo fa:

In campo healthcare, per esempio, le connessioni ultraveloci supporteranno l’attività di chirurghi robot e quella dei medici chiamati ad eseguire diagnosi o interventi su un paziente da remoto. E anche la manutenzione degli impianti industriali o di una piattaforma petrolifera andrà in questo solco

Perché le reti 5G influenzano lo scenario geopolitico

Appurato, dunque, che le reti 5G sono una velocizzazione e un potenziamento della tecnologia come oggi l’abbiamo conosciuta, ora bisogna capire in che modo tale innovazione tecnologica si riflette e si ripercuote sullo scenario geopolitico globale.

Nel maggio 2019 Trump ha inserito Huawei nella lista nere delle compagnie. La Entitiy List del BIS rende più complicato per Huawei comprare componenti da compagnie americane

Come già detto in precedenza, Trump immediatamente ha deciso di mettere un veto alla costruzione delle reti 5G da parte di Huawei. Se il motivo di questo “aut-aut” era comprensibile, ma non era ancora esplicito, poco dopo Nancy Pelosi, democratica americana, si è unita alla voce di Trump per esortare gli europei a scongiurare la tecnologia cinese.

Il punto è questo: i Paesi europei, forse, non hanno paura di accettare l’aiuto della Cina. Almeno per ora la loro posizione non è chiara. All’interno dei governi europei ci sono partiti pronti ad aprirsi a Huawei e alla Repubblica Popolare. Potrebbero esserlo, ad esempio, i 5 Stelle.

Da questa situazione scaturiscono le paure del governo americano e nasce una frattura tra UE e Usa, come non si era mai vista prima. Ora nulla è ancora sicuro. L’America sta studiando strategie economiche per competere col 5G cinese, ma non sarà facile; in ballo per gli USA c’è la sicurezza nazionale nell’ottica di un’incessante competizione con la Repubblica Cinese. La soluzione più probabile per ora è che lo Stato americano, non disponendo di aziende in grado di realizzare reti 5G, partecipi in Nokia ed Ericsson per creare dei player occidentali capaci di costruire in Occidente il nuovo modello di connessione.

Se sarà Huawei a costruire in Europa le nuove reti 5G, è chiaro che questo genererà degli stravolgimenti nello scenario politico internazionale. Ma è improbabile che l’azienda cinese “monopolizzi” il settore. Saranno cruciale i prossimi mesi per studiare l’evolversi del 5G e le conseguenze geopolitiche ad esso connesse.

Autore

Matteo Fantozzi

Matteo Fantozzi

Direttore Responsabile

Matteo, classe 1997. Non avevo mai provato il disagio di creare una bio finché non ho dovuto scrivere la mia. Se ti dico qualcosa, credimi. Non sono un bugiardo e non voglio fare il giornalista.

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