“6-4”, “6-3” e “6-3” non sono solo numeri: sono uno slogan femminista. È la storia di una donna che vinto.
Nel 1973 il tennista Bobby Riggs, 55enne ormai ritiratosi, durante una conferenza stampa, dichiarò che anche a quell’età avrebbe potuto tranquillamente battere le attuali migliori tenniste al mondo. In quel periodo due donne si contendevano il primato: l’australiana Margaret Court e la californiana Billie Jean King. Il tennista sperava soprattutto di attirare l’attenzione di quest’ultima che già vantava cinque Wimbledon, un Roland Garros, un Australian Open e tre US Open. La tennista, però, rifiutò, sostenendo: «Qui c’è un vecchio sfigato che perde capelli, ondeggia come un’anatra e ci vede poco. Non abbiamo niente da guadagnarci».
Court, invece, accettò l’incontro, sicura di batterlo. Il match, che si disputò il 13 maggio 1973 a Ramona, in California e venne presentato come “l’incontro del secolo” venne vinto da Bobby Riggs in soli 57 minuti e due set, con il punteggio di 6-2, 6-1. Court non si era resa conto della valenza simbolica di quel match.
La sfida venne poi accolta anche da Billie Jean King. I giorni prima del match alimentarono ancora di più l’intera rete mediatica che si era già messa in moto: Riggs dichiarò che il posto delle donne era «a letto e in cucina, in quest’ordine».
L’incontro, passato alla storia come “La battaglia dei sessi”, si disputò all’Astrodomo di Houston in Texas e fece registrare più di 30mila presente, una partita che ancora oggi detiene il record di pubblico per una partita di tennis negli Stati Uniti. Anche l’ingresso in campo fu all’altezza della partita. L’incontro amichevole permetteva una maggiore spettacolarità: King entrò vestita da Cleopatra su una lettiga d’oro trasportata da quattro ragazzi, Riggs invece su un carro trainato da modelle. La partita terminò con un punteggio netto: 6-4, 6-3, 6-3.
La vittoria della King ebbe un’eco enorme: scardinava la supremazia maschile nel mondo dello sport. È emblematico pensare al fatto che le parole che Riggs aveva rivolto a Court prima dell’incontro non avevano fatto scalpore, perché riflettevano il pensiero della maggioranza.
Poco dopo la partita cominciarono a circolare delle voci riguardanti una scommessa di Riggs sulla sua sconfitta e su alcuni contatti con la Mafia a cui doveva 100mila dollari; lui stesso sconfessò sempre qualsiasi contatto con il mondo mafioso, ammettendo solo che quel giorno era stanco e che una giornata storta capita a tutti. Billie Jean King fu notevolmente seccata da queste continue insinuazioni sul suo avversario che avevano l’unico scopo di screditare la sua vittoria.
«Per molti uomini fu uno smacco, il loro ego subì un contraccolpo e cominciarono a inventare delle storie» contestava così la tennista. Il risultato era però vero, non solo per lei, ma per un intero universo. E quello che lei era riuscita a compiere era un’impresa. Era riuscita a dar voce a milioni di donne. «Se avessi perso avrei ricatapultato le donne indietro di 50 anni» dirà dopo la vittoria.
Da quel giorno divenne un punto di riferimento per tutte le donne che volevano far emergere la propria voce. Fu da subito un esempio anche per tutte le giovani tenniste che cominciavano a muovere i primi passi in questo sport. A conferma di questa vittoria nella lotta al sessismo nello sport venne fondata la WTA, l’associazione tennistica che riunisce tutte le giocatrici professioniste.
Dichiarò, inoltre, la propria omosessualità, confessando il suo amore per Marylin Barnett, diventando ben presto una portabandiera dei diritti LGBTQ.
Il 25 settembre 1992 si tenne un’ultima partita amichevole tra un uomo e una donna, Martina Navratilova e Jimmy Connors. La sottile differenza d’età convinse gli organizzatori a modificare alcune regole, permettendo alla tennista di mandare la palla anche nei corridoi, di solito riservati per incontri di doppio. La partita si risolse con una vittoria di Connors, molto deciso a vendicare la sconfitta maschile di molti anni prima. Al tennista andarono le congratulazioni del mondo tennistico per la sua grande serietà e forza di volontà nell’affrontare il match nonostante le modifiche al regolamento.
Questa vittoria non fece però perdere importanza a quella della King di vent’anni prima, che è stata e resterà non solo un momento significativo per lo sport ma per l’evoluzione sociale.
Autore
Romano e romanista. Tutti mi dicono che assomiglio a Mauro Icardi, ma secondo me sono più bello. Nei viaggi con gli amici sono quello che guida, ma per passione. Laureato in Lettere, sognavo di scrivere per qualche testata giornalistica, ma per il momento mi ritrovo in Generazione: mi accontento.