Una nuova crisi, l’ennesima nel giro di pochi anni, è sempre più vicina a travolgere la politica francese: il destino del governo guidato dal Primo Ministro François Bayrou sembra infatti sempre più in bilico ed in questo senso il voto di sfiducia promosso in maniera trasversale dalle opposizioni parlamentari e fissato per il prossimo 8 settembre, può mettere la pietra tombale al sesto esecutivo in otto anni sotto la presidenza di Emmanuel Macron.
Nemmeno uno dei personaggi più vicini al presidente Macron, chiamato otto mesi fa a sostituire il dimissionario Michel Barnier dopo la mozione di censura approvata dall’Assembleé Nationale, sta riuscendo a rilanciare il Paese dalla complicata situazione socio-economica in cui si ritrova al momento, e le ricette proposte dal suo governo non hanno fatto altro che accentuare una crisi che sta assumendo proporzioni sempre più notevoli.
Otto mesi dell’agenda Bayrou – Riforme e tagli senza benefici
Il governo Bayrou, insediato dallo scorso dicembre, ha cercato negli ultimi mesi di portare avanti un’agenda di importanti riforme economiche e sociali figlie della crisi che ha colpito uno dei motori trainanti del continente europeo, tra l’aumento dell’inflazione e del proprio deficit/PIL e – conseguentemente- del caro vita che ha colpito la società francese.
Le austere manovre del Primo Ministro Bayrou sono risultate da subito “impopolari”, a partire dalla contestatissima riforma del sistema pensionistico nazionale fino ad arrivare alla proposta di tagliare i giorni festivi di Pasquetta e dell’8 maggio (la festa per la fine della Seconda Guerra Mondiale) per aumentare la produttività e ridurre i costi a bilancio dello Stato. Ma sono stati gli ulteriori scandali emersi durante gli ultimi mesi attorno a presunti conflitti di interesse e a una gestione poco trasparente dei fondi pubblici a far crescere il malcontento non solo tra i cittadini ma anche all’interno dello stesso campo governativo.
Così, dopo aver già faticosamente superato una prima mozione di censura sottoposta al voto dell’Assemblea Nazionale francese lo scorso gennaio e tallonato dalle proteste della politica e della popolazione, la scorsa settimana il Primo Ministro ha voluto giocarsi il tutto per tutto, fissando una nuova questione di fiducia per il prossimo 8 settembre.
Una situazione in cui i numeri sono alquanto imprevedibili, specie tra le fila dei centristi macroniani che potrebbero agire da “franchi tiratori” nella conta finale.
Un’eventuale caduta del governo Bayrou potrebbe portare a scenari alquanto problematici per il presidente Macron, la cui popolarità in Francia è letteralmente ai minimi storici e la cui reputazione sia in ambito di poltiica interna che di quella internazionale è a fortissimo rischio.
Restano otto giorni a François Bayrou per non cadere e cercare in qualche modo di ricomporre le fratture all’interno della propria maggioranza. Sempre che ci riesca.