Catcalling e molestie alle donne non sono complimenti: c’è ancora tanta strada da fare. Ne parliamo con DonnexStrada

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DonnexStrada è il progetto che vuole permettere ad ogni donna di sentirsi sicura e libera camminando per strada. Uno stato di cose che dovrebbe essere la normalità, e che, invece, costituisce un problema per una grande fetta della popolazione mondiale. Infatti, uno studio condotto da Hollaback! (US) in collaborazione con la Cornell University, ci riporta che il 71% di un gruppo di 16.600 donne dichiara di aver subito molestie per strada nel corso della propria vita. Un dato allarmante, soprattutto se si considera che l’84% dei soggetti ha dichiarato di aver subito tali molestie prima dei 17 anni. 

La morte di Sarah Everard, avvenuta a Londra il 3 marzo 2021, è stata, dunque, solo la punta di un iceberg enorme, un problema sociale che ha colpito un numero di donne spaventosamente grande in tutto il mondo. È così che Sarah Everard, stuprata e uccisa per mano di un poliziotto 48enne mentre tornava a casa, è diventata il simbolo di tutte le donne che devono lottare contro la paura di camminare da sole di notte per le strade delle loro città. 

A questo proposito nascono iniziative come DonnexStrada:

DonnexStrada è nato su Instagram con un’idea semplice ma efficace: realizzare delle direttexstrada per accompagnare a casa, almeno virtualmente, quelle donne che, in qualsiasi momento della giornata, non si sentono al sicuro. 

Eppure, non mancano le critiche e le perplessità di un mondo patriarcale che non vuole accettare in nessun modo un gruppo di volontarie a difesa dei diritti delle donne. Il tema del catcalling, infatti, è uno dei bocconi più amari alle bocche del patriarcato: «anche gli uomini subiscono catcalling»,«se ti vesti in modo provocante te la sei cercata», «non si può più dire niente, il catcalling è un apprezzamento», sono solo alcune delle frasi ormai diventate luoghi comuni socialmente diffusi. 

Che cosa direbbe un maschio etero basic alle DonnexStrada? In parte, lo abbiamo già scoperto su Eterobasiche. Ora diamo la possibilità a DonnexStrada di rispondere.

C’è davvero bisogno di questa iniziativa? Non ci sono problemi più importanti di cui preoccuparci

Chi decide cosa è più importante per chi? In un anno, oltre 800 persone si sono affidate al nostro servizio direttexstrada, per prevenire molestie, e/o avere la certezza che se gli fosse capitato qualcosa non sarebbero state sole, non avrebbero corso il rischio di non essere credute dalle autorità, non sarebbero sparite nel nulla. Questo anche perché, in caso di aggressione durante la diretta, noi chiamiamo tempestivamente il 112. In un anno abbiamo raggiunto 133k followers, di cui 80k solo nel primo mese di vita della pagina. Un dato che ci fa capire quante sono le persone che hanno paura a camminare sole per strada. 

Chi ci chiama ci ringrazia per come l’aiutiamo a ridurre l’ansia e la preoccupazione che scaturiscono dal tragitto, e di come il senso di sicurezza possa influire in maniera positiva sulla qualità della vita. Moltissime donne sono costrette ad adattare le proprie abitudini quotidiane in base al tipo di spostamento che devono fare, perché preferiscono evitare di avere paura e, quindi, evitare di percorrere strade che non le fanno sentire al sicuro. Questo ha un impatto psicologico da non sottovalutare, che deve essere contenuto con ogni mezzo possibile.

Perché avete creato una pagina che difende solo le donne? Anche gli uomini sono vittime di catcalling, ma non esiste Uominixstrada. Questo non è sessismo al contrario?

La pagina non difende solo le donne, ma qualsiasi persona rischi di subire violenza per strada a causa di discriminazioni legate a genere, orientamento sessuale, razza, religione, disabilità etc. Il nostro servizio è aperto a tutti, accogliamo anche quegli uomini che temono un’aggressione sessuale per strada, che si sentono seguiti, guardati, oppure assillati da qualcun* che chiede insistentemente la loro attenzione, che sono a disagio per sguardi unti, per battute sul corpo, fischi viscidi, gesti a sfondo sessuale, mani a tradimento sulle loro parti intime. 

Ma i dati parlano chiaro. Questo fenomeno è vissuto in maniera pesantemente sbilanciata dalle donne.

Adesso vi attaccate a tutto pur di criticare gli uomini: perché non prendete il catcalling come un complimento?

Perché si parte dal presupposto sbagliato che noi donne vogliamo ricevere complimenti. In un sistema sessista e patriarcale, mettere in discussione il ruolo dell’uomo come dominante, conquistatore, alfa, fa tremare le certezze accumulate dagli uomini stessi, riguardo il funzionamento della società ed il loro ruolo al suo interno. Il catcalling è stato per anni normalizzato, perché rientrava appunto nella visione dell’uomo che socialmente era accettata, un uomo che per strada è sommelier del corpo femminile, e che per richiamare l’attenzione della “preda” può utilizzare qualsiasi espediente vocale e fisico, giustificato dalla frase «è un complimento». Il catcalling è il figlio viziato del sessismo, e racconta una lunga storia di stereotipi di genere, nonché una cultura dello stupro che nega in tutto e per tutto il principio del consenso.

Tutta una scusa per lamentarsi, quando alla fine a molte donne piace…

La stessa ricerca scientifica, grazie allo studio portato avanti negli ultimi anni, ha dimostrato gli evidenti effetti nocivi prodotti da un catcalling tutt’altro che innocuo, dicendoci oggi che le reazioni fisiche alle molestie “da strada” possono essere: irrigidimento muscolare, mancanza di respirazione, confusione, ottundimento, nausea, nodo alla gola, tremore e tachicardia. Psicologicamente, invece, le emozioni provate più di frequente sono: rabbia, frustrazione, confusione e umiliazione.

Tutto ciò dovrebbe bastare a rispondere alla domanda sul perché noi donne non prendiamo il catcalling come un complimento: non ci state facendo affatto un complimento, ma state ribadendo a voi stessi che potete fare ciò che volete col nostro tempo, il nostro spazio, il nostro corpo. 

Per contattare Donnexstrada visita qui il sito web e segui la pagina Instagram.

Autore

Maria Chiara Cicolani

Maria Chiara Cicolani

Vice Direttrice

Mi sono laureata in Filosofia a Roma. Ho vissuto per un po’ tra i fiordi norvegesi di Bergen e prima di questa esperienza mi reputavo meteoropatica, ora non più. Mi piace la montagna, ma un po’ anche il mare. Il mio romanzo preferito è il Manifesto del Partito Comunista e amo raccontare le storie.

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