A pochi mesi dal suo ingresso ufficiale nel mondo della politica, l’11 maggio 1994 Silvio Berlusconi giurava davanti al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il quale lo aveva appena nominato Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana. Nasceva il primo governo Berlusconi, e iniziava quella che giornalisticamente è stata definita la Seconda Repubblica. In quel momento Silvio Berlusconi, imprenditore milanese noto in tutto il paese già da molti anni, possedeva una concentrazione di poteri che in Italia non si era mai vista e mai più si vedrà.
Dal 1975 a capo della Fininvest, Silvio controllava (e molto di quello che elencheremo è ancora di sua proprietà) attraverso varie società (all’epoca circa 170) e diversi uomini di fiducia (li trovate nelle carte dei processi): giornali e riviste (Il Giornale, Panorama), una catena di supermercati (Standa), tre reti televisive nazionali regolate dalla legge Mammì (le conoscete tutti), una delle più grandi squadre calcistiche del mondo (il Milan), un parco divertimenti (Mirabilandia), una società di produzione e distribuzione cinematografica (Medusa Film), il più grande gruppo editoriale italiano (Mondadori, Einaudi e tanti libri che avete a casa), uno dei teatri più importanti di Milano (il teatro Manzoni), Publitalia, altre aziende economicamente rilevanti per il nostro paese e, appunto, il partito politico con cui aveva vinto le elezioni del 1994, Forza Italia. Nomi che, letti tutti insieme, lasciano senza fiato, soprattutto perché la lista non è completa.
Eppure, tutto ciò doveva avere avuto un principio: un evento da cui era iniziata la sua scalata verso la fama. Un progetto vincente, che potesse renderlo credibile agli occhi di molti; un primo, e quanto mai controverso, successo imprenditoriale. Per capire a cosa ci stiamo riferendo, conviene fare un passo indietro, e partire dai suoi esordi.
Gli esordi: l’intrattenitore e il venditore
Nato a Milano il 29 settembre del 1936, figlio di Luigi, impiegato e poi procuratore generale della Banca Rasini, e di Rosa Bossi, segretaria alla Pirelli e poi casalinga, il giovane Silvio consegue la maturità classica al liceo Sant’Ambrogio di Milano. Finite le scuole superiori fa lavori saltuari come barista, fotografo, cantante e intrattenitore sulle navi da crociera con Fedele Confalonieri (per intenderci, l’attuale presidente di Mediaset). Berlusconi e Confalonieri sono infatti amici sin dall’infanzia, da sempre uniti dalla comune passione per la musica: i due hanno iniziato ad esibirsi al liceo (con Berlusconi che cantava e suonava chitarra e contrabbasso mentre Confalonieri suonava il pianoforte) per poi continuare dopo la maturità in sale da ballo, night club e per occasioni speciali come feste e matrimoni.
Nel 1961 Silvio Berlusconi si era inoltre laureato in Giurisprudenza con il voto di 110/110 e lode. Evidentemente però la legge (va bene qualsiasi significato si scelga di dare alla parola) a Berlusconi non interessava, considerato che nello stesso anno iniziò a vendere porta a porta scope elettriche insieme ad un altro amico, il futuro senatore e deputato Guido Possa. L’esperienza da venditore e l’arte dell’intrattenimento lo avrebbero aiutato da lì a poco a raggiungere i primi traguardi imprenditoriali in un altro settore: quello edilizio.
Il primo passo nell’edilizia: la Cantieri Riuniti Milanesi Srl e la Banca Rasini
Il 1961 è stato il primo anno di svolta nella carriera imprenditoriale di Berlusconi, poiché in quel periodo il futuro premier si lanciò nel campo dell’edilizia, fondando la Cantieri Riuniti Milanesi Srl insieme al costruttore Pietro Canali. La fondazione della Cantieri Milanesi e il suo primo acquisto immobiliare (un terreno in via Alciati a Milano, ottenuto a 190 milioni di lire) fu possibile grazie alla fideiussione e alla garanzia del banchiere Carlo Rasini, titolare della banca omonima.
Come accennato in precedenza, il padre di Berlusconi, Luigi, fu prima un impiegato alla Rasini, quindi procuratore con diritto di firma, ed infine assunse un ruolo direttivo all’interno della stessa. La Banca Rasini, nella figura di Carlo in particolare, fu perciò il primo vero finanziatore di Silvio Berlusconi all’inizio della sua carriera imprenditoriale.
La Banca Rasini, ci verrà perdonata la digressione, era stata fondata all’inizio degli anni ’50, e sin dalle sue origini fu un punto di incontro di capitali lombardi (principalmente quelli della nobile famiglia milanese dei Rasini) e palermitani (quelli provenienti da Giuseppe Azzaretto, uomo di fiducia di Giulio Andreotti in Sicilia). Senza dilungarci troppo, vi basterà sapere che la banca Rasini, i cui archivi nel 1998 sono stati messi sotto sequestro dalla Procura di Palermo, è salita agli onori della cronaca ben prima, il 15 febbraio 1983, per via della “Operazione San Valentino”. La polizia milanese, quel giorno, effettuò una retata contro gli esponenti di Cosa Nostra a Milano, e tra gli arrestati figurarono numerosi clienti della banca, tra cui Luigi Monti e Antonio Virgilio. Si scoprì che tra i correntisti miliardari della Rasini vi erano anche Totò Riina e Bernardo Provenzano.
Il direttore e i vertici della banca, negli anni successivi, vennero processati e condannati. Definita da Michele Sindona come una banca collusa da sempre con la Mafia, la Banca Rasini fu, secondo Antonio Ingroia, una sorta di «forziere della mafia a Milano», strumento per il riciclaggio dei soldi della criminalità organizzata.
La seconda creatura: Edilnord Sas
Ignaro dell’origine dei soldi concessigli da Rasini, nel 1963 Silvio Berlusconi fondò la Edilnord Sas, di cui si dichiarava socio d’opera accomandatario (ovvero il socio che risponde solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali dell’ente, quindi che ha responsabilità dei debiti dell’ente senza limiti). Nella società figuravano Carlo Rasini e il commercialista svizzero Carlo Rezzonico come soci accomandanti (cioè i finanziatori dell’operazione). Nella Edilnord Sas, Carlo Rezzonico fornì i capitali attraverso una finanziaria dal nome impronunciabile, la Finanzierungsgesellschaft für Residenzen AG di Lugano. La Edilnord Sas, con sede a Milano, riceveva di conseguenza i suoi maggiori finanziamenti dalla Svizzera.
L’origine di questi soldi non era rilevante per Berlusconi che, sicuro ormai dell’investimento nel mercato edilizio, nel 1964 aprì un cantiere a Brugherio, in provincia di Monza, per edificare una città modello da 4 000 abitanti. I primi condomini furono pronti già nel 1965, ma all’inizio le vendite non andarono bene, anzi, nei primi tempi non venne venduta quasi nessuna abitazione. Berlusconi era comunque un grande venditore, e nella seconda metà degli anni ’60 riuscì a ritagliarsi uno spazio tra i grandi costruttori della Milano del boom economico, vendendo ai clienti i suoi primi appartamenti. Il successo era ormai dietro l’angolo.
Altro giro, altro tentativo, altre società: arriva Milano 2
Nel settembre del 1968 Silvio acquistò un terreno di 712.000 mq, nel comune di Segrate, con un valore di 3 miliardi di lire, dal Conte Leonardo Bonzi. Quest’ultimo cercò invano di far approvare un progetto di lottizzazione per due milioni e mezzo di metri cubi. Berlusconi, invece, riuscì a farsi concedere la possibilità di costruire una vera e propria città satellite del Capoluogo lombardo: Milano 2. La Edilnord Centri Residenziali, (nata dalle ceneri della Edilnord) con a capo la cugina Lidia Borsani, si occupò inizialmente dei lavori; a proseguirli ci pensò un’altra società, l’ennesima: Milano 2 S.p.A., sorta dalla trasformazione dell’Immobiliare San Martino amministrata da Marcello dell’Utri.
La realizzazione del quartiere non ebbe vita facile: infatti la vicinanza col Parco Lambro, territorio da tutelare, e la respinta del progetto da parte della Giunta Provinciale amministrativa fece venire qualche dubbio sulla fattibilità dello stesso. Allora com’è possibile che sia stato edificato? Facile. In quel periodo i poteri decisionali per determinare la lottizzazione o meno di un terreno passavano dalla Giunta Provinciale alla Regione. Quest’ultima espresse da subito esito positivo; poterono così proseguire i lavori in tranquillità fino a quando terminarono, nel 1979.
In mezzo, tra le altre cose, Berlusconi aveva anche ottenuto (in che modo non ci è dato saperlo) lo spostamento di varie rotte degli aerei che atterravano nel vicino e “rumoroso” aeroporto di Linate, le cui assordanti onde sonore avrebbero reso difficoltosa la vendita degli appartamenti.
Entrambe le vicende fanno comprendere quanto il progetto a Segrate abbia avuto delle ripercussioni sull’amministrazione del territorio circostante: spostare il potere decisionale da un ente all’altro e cambiare i piani di logistica di un aeroporto hanno sicuramente influito nella gestione del territorio a livello Regionale. L’influenza politica di Berlusconi era molto rilevante prima ancora di “scendere in campo”.
Un quartiere “sempre verde”
Milano 2, ideato negli anni ’70 dagli architetti Ragazzi, Marvelli, D’Adamo, Possa ed Hoffer è composto oggi da 28 residenze (per un totale di 2500 appartamenti); 5 con dei negozi al piano terra, 4 torri da 12 piani con giardini su ogni piano e una piscina sul tetto e 19 disposte a ferro di cavallo.
Milano 2 è un centro residenziale ispirato ai modelli olandesi del tempo; un concept innovativo per l’hinterland milanese e per l’Italia intera. Aver costruito reti separate per i pedoni, per le biciclette e per le autovetture ed aver reso accessibile ai disabili tutti i luoghi pubblici e le case, ha permesso agli abitanti di svolgere uno stile di vita invidiabile da molti. Naturalmente una buona struttura urbanistica non basta per rendere felice chi ci vive: la presenza di servizi come scuole, chiese, centri sportivi, centro direzionale, parchi, orti pubblici e vigilanza di sicurezza rende sereni e appagati i residenti.
Ad oggi Milano 2 rimane non solo un esempio di buona progettazione urbana per via degli ampi spazi verdi, del triplice sistema viario (pedonale, ciclabile e veicolare) e di un asse centrale su cui sono presenti servizi e centri direzionali, ma rappresenta anche un modello di buona manutenzione. Le varie associazioni composte dai residenti permettono al quartiere di avere particolare attenzione alla qualità della vita, alla salute di chi la abita e alla natura circostante. A distanza di 40 anni la struttura del quartiere è rimasta inalterata e, nonostante ciò, i cittadini hanno sempre potuto trascorrere una vita comunitaria e sostenibile.
Un imprenditore vincente, un impero nascente
Nella biografia di Silvio Berlusconi, la costruzione di Milano 2 ha avuto un peso a dir poco decisivo; in primo luogo perché lo fece conoscere a tutta Italia: lo rese agli occhi di tutti un venditore di sogni, un imprenditore vincente, dalla faccia pulita e dalla battuta facile.
In secondo luogo, il nuovo quartiere residenziale gli permise di gettare le basi per il suo futuro impero televisivo con Mediaset: fu proprio qui che Berlusconi, attraverso la gestione dal 1976 di un’emittente locale al servizio dei residenti, Telemilano 56, fece partire la grande sfida al monopolio Rai.
Con i cosiddetti tre decreti Berlusconi voluti da Bettino Craxi tra il 1984 e il 1985, e alla Legge Mammì del 1990, il futuro Presidente del Consiglio sarebbe poi riuscito a trasformare la propria rete televisiva da locale a nazionale. Era solo l’inizio dell’impero di Berlusconi. Un impero che lo avrebbe portato l’11 maggio 1994 a governare per la prima volta l’Italia, e a cambiare per sempre il destino politico del nostro paese.
Autori
Odio le cose non finite. Le cose o si fanno bene o non si fanno proprio. Io non le faccio proprio. E infatti sono una contraddizione vivente: da grande vorrei diventare attore, non ho mai fatto un provino in vita mia. Adoro il cinema, la tv, lo spettacolo, ma sono laureato in lettere moderne. Sono nato e vivo a Roma, ma tifo Inter da una vita. La cosa che mi ha colpito di più di Generazione: il loro differenziale su Instagram.
Federico Canestrini
Autore
Studio Ingegneria Edile-Architettura ma vi assicuro che non sono un tipo noioso. So fare tante cose ma non sono multitasking. Ho talmente tante passioni che ancora devo capire quali scrivere. Nel frattempo vi annoio con l'urbanistica.