50 anni fa usciva nelle sale americane un cult destinato a terrorizzare per sempre i bagnanti di tutto il mondo: Lo Squalo. Il blockbuster di Steven Spielberg – all’epoca giovane promessa della Nuova Hollywood – segnò un prima e un dopo nella storia del cinema. Le fauci di Bruce, il soprannome dello squalo meccanico usato nel set, compaiono appena quattro minuti, ma il senso di inquietudine per il pericolo ignoto che si nasconde nelle acque profonde lascia lo spettatore senza scampo.
Fin da subito, il grande squalo bianco è diventato un simbolo e il fermento culturale degli anni Settanta ha portato critici e giornalisti a proiettarci le letture più fantasiose. Lo squalo è stato decifrato come simbolo dei Viet Cong, del Watergate, del nemico sovietico, ma anche come “vagina dentata” freudiana, e nel dibattito iper-politicizzato che va dai primi critici marxisti al noto filosofo Slavoj Žižek, passando per le teorie femministe, viene sempre tirato in mezzo un critico d’eccezione: Fidel Castro. Il Líder Máximo di Cuba l’avrebbe definito un film anticapitalista, ma c’è un problema: nessuno cita quando, come, dove e a chi l’abbia detto.
Lo Squalo, 1975. Credit: https://pixy.org/1455710/; Copyright: CC BY-NC-ND 4.0
Lo squalo come grande tela bianca
Nel film del 2012 Guida perversa all’ideologia, Žižek parla delle paure esistenziali che sono state gettate in pasto allo Squalo, metafora di disastri naturali, migranti alle frontiere, politici corrotti, e sostiene che “nessuna e allo stesso tempo tutte le letture sono giuste: la funzione dello squalo è quella di riunire tutte queste paure in un’unica prova, per rendere la nostra esperienza nella realtà più semplice”. Insomma, lo squalo è una tela bianca al servizio di ogni essere umano impaurito, come uno specchio per le sue inquietudini. L’asso che si gioca Žižek è proprio Fidel Castro: “Una volta disse che per lui era ovvio che lo squalo fosse una sorta di film marxista, una sorta di metafora della brutalità del grande capitale che sfrutta l’americano medio”. Ma quando l’avrebbe detto?
La riportano tutti, ma sempre con qualche stortura o abbellimento, a partire dai colossi del giornalismo che non sbagliano mai. Brian Raftery sul New York Times scrive che il leader rivoluzionario del Movimento del 26 luglio era un fan di Jaws e che l’avrebbe descritto come una “splendida lezione marxista”. Secondo Paul Bullock di Huffpost Uk, l’avrebbe lodato come “uno dei più grandi film americani di tutti i tempi”, mentre sul Financial Times Nigel Andrews, autore nel 1999 di Jaws – Movie Guide per Bloomsbury, torna sulle tracce del temuto predatore dei mari e cita nuovamente Fidel Castro, che avrebbe detto: “È una pellicola marxista. Mostra che le aziende sono pronte a svendere la sicurezza dei cittadini piuttosto che chiudere contro l’invasione degli squali”. Il labirinto di citazioni coinvolge anche l’Economist, El Pais Uruguay, il Guardian, la Bbc, sempre senza uno straccio di prova e sempre con parole rinnovate.
L’intervista fantasma del Comandante
Occorre scavare più a fondo, ma gli indizi sono frammentati. Su Herald Scotland, Alison Rowat fa riferimento una certa intervista rilasciata da Castro a due giornalisti americani, ma senza identificarli. Il Palm Beach Post ripubblica un passo di una loro vecchia intervista all’autore del romanzo da cui è tratto Lo Squalo, Peter Benchley, che menziona anche qui un’intervista del 1975, ma ancora senza dettagli. Un altro indizio arriva dalla biografia di Spielberg firmata da Joseph Mcbride, in cui per la consueta lettura marxista del Comandante si cita come fonte Close Encounter with Steven Spielberg, un’intervista al regista di Hitch Tuchman apparsa nel 1978 sulla rivista Film Comment. Sono andato a spulciare gli archivi, ma il vicolo cieco si è ripresentato: “Hai sicuramente sentito il commento di Fidel Castro, secondo cui Lo Squalo mostra fino a che punto i capitalisti sono disposti a spingersi – fino a uccidere – per proteggere un investimento”. Sempre la solita intervista fantasma, ma almeno abbiamo la risposta di Spielberg: “Meraviglioso!”.
È un labirinto senza fine. L’ultimo tassello in questa odissea digitale proviene curiosamente dalla stampa italiana: Sul Giornale, Luca Crovi afferma: “Fidel Castro rilasciò un’intervista alla National public radio in cui parlò dello Squalo come di una meravigliosa metafora sulla corruzione del capitalismo”. Npr, almeno abbiamo l’emittente radiofonica dell’intervista misteriosa del 1975, anche se la citazione non è altro che l’ennesima variante in circolazione.
Fidel Castro. Credit: lezumbalaberenjena; Copyright: CC BY-NC-ND 2.0
Mito popolare?
Probabilmente non sapremo mai se Fidel Castro abbia davvero intravisto nelle fauci spaventose dello squalo di Spielberg una qualche vulgata marxista. Per sciogliere il nodo servirebbe un biglietto transatlantico verso gli archivi fisici della radio di Washington – sconsigliabile dato l’inquilino bellicoso della Casa Bianca – ma il punto è un altro. Nessuno, dai giornali prestigiosi come il New York Times alle riviste accademiche di cinema, ha citato la fonte primaria: la pigrizia dei professionisti dei media e l’effetto wow di una citazione troppo bella per non essere vera hanno trasformato un’intervista fantasma in un mito popolare che non vale più la pena verificare.