Molto spesso negli anni passati, la televisione e il cinema ci hanno proposto narrazioni poco consone e molto sterili sull’argomento della violenza di genere, creando luoghi comuni dannosi e privi di significato.
Andando avanti nel tempo il mondo delle serie tv però ha fatto un deciso passo avanti, considerando l’importanza e la frequenza che la gente dà a piattaforme come Netflix o Prime video. Un passo avanti mosso dalla collaborazione e dalla creazione di serie tv che trattano il tema della violenza sulle donne nelle varie sfumature e con i giusti punti di vista, distruggendo tutti i dogmi creati dalla cultura dello stupro.
«Sono solamente ragazzi», «indossava una gonna troppo corta», «era ubriaca», «se l’è cercata», queste le frasi che per anni hanno alimentato la cosiddetta “Rape Culture”. Ma che cos’è la cultura lo stupro?
Non è altro che una normalizzazione dell’atto, una colpevolizzazione della vittima, una giustificazione della violenza subita dalle donne, la dimostrazione del marcio che c’è nella società. Niente di tutto ciò è giustificabile. Lo stupro rappresenta una mascolinità in crisi, bisognosa di conferme, e la negoziazione di questa avviene attraverso lo stupro.
È proprio il ribaltamento di queste endiadi a innescare il motore narrativo: la donna, nelle serie tv, assume coscienza del proprio status e si scrolla di dosso il ruolo di vittima, intraprendendo la strada della vendetta.
Le serie TV di cui parleremo sono serie che in modo implicito o esplicito hanno saputo scavare a fondo sul tema. Prodotti volti a proporre un nuovo modo di vedere questo genere di violenza, al fine di combattere tutti gli stereotipi legati a questo fenomeno così stratificato e complesso.
Unbelievable
Una produzione Netflix che tratta il tema della colpevolizzazione della vittima, mostrando quanto facile può essere mettere in discussione la parola di una vittima. Tratto da una storia vera, basata sull’inchiesta di T. Christian Miller e Ken Armstrong su una serie di stupri avvenuti negli stati di Washington e Colorado. La protagonista della vicenda è Marie, un’adolescente accusata di mentire sulla violenza subita da uno sconosciuto che si era introdotto nella sua abitazione. La serie tv, mostra in modo specifico e accurato tutte le modalità con cui si svolgono le indagini e in particolare ciò che accade alle vittime.
You
La violenza è sulle donne, ma il punto di vista è quello dell’uomo, Joe un introverso libraio di New York, che insegue la ragazza dei suoi sogni, un’aspirante scrittrice preda inconsapevole di un predatore sociopatico. I due finiscono per diventare simboli di uno stereotipo, quello che spesso porta a riversare sulla vittima le colpe della violenza di cui è oggetto. You affronta il tema della violenza sulle donne puntando su un’ambiguità che è la stessa con cui si giudicano spesso i casi di cronaca.
Il racconto dell’ancella
Tratta dal romanzo del 1985 di Margaret Atwood, Il racconto dell’ancella è una serie tv distopica, disponibile su Tim Vision e Amazon Prime. Una storia forte che racconta le vicende di June, un’ancella resa schiava in un mondo dove non esiste libertà o democrazia per le donne. La donna è costretta ad avere rapporti non consensuali al solo fine di procreare. Il racconto dell’ancella è una storia che tratta temi come il sessismo, la misoginia e la rivendicazione dei diritti delle donne.
13 reasons why
Una serie tv di produzione Netflix che ha tenuto milioni di spettatori con il fiato sospeso. La storia ruota attorno alle vicende che seguono il suicidio dell’adolescente Hannah Baker, la quale ha registrato i tredici motivi che l’hanno spinta a togliersi la vita. Al centro della sua narrazione un discorso estremamente complesso sulla virilità, la violenza di genere e la cultura patriarcale.
Liar
È la parola della donna contro quella dell’uomo. Alla fine la maggior parte delle denunce per stupro si riduce a questo. Liar è una miniserie britannica che esplora i pregiudizi di genere e quelli sociali, la violenza sulle donne e la violenza sul web, in un melo-thriller a ritmo discontinuo andato in onda proprio mentre Hollywood iniziava a ribellarsi contro Harvey Weinstein.
Big Little Lies
La serie narra la vita di cinque donne, mogli e madri, che vivono in case lussuose e conducono una vita apparentemente normale a Monterey, California, in un continuo susseguirsi di visioni mozzafiato tra mare turchese e strade costiere, villette bianche a schiera e giardini fioriti, ma che sotto la superficie nascondono storie di violenza domestica, di abusi sessuali e di bullismo fra ragazzini. Big Little Lies è la vera e propria rappresentazione degli effetti della violenza sulle donne.
Autori
Classe ‘98 come Mbappè, Totó e Leopardi. Cresciuto a Priverno in un piccolo paese in provincia di Latina. Mi piace il cinema, la musica e il calcio. Eterno indeciso (ho speso un sacco di tempo per scegliere la foto).
Mi sono laureata in Filosofia a Roma. Ho vissuto per un po’ tra i fiordi norvegesi di Bergen e prima di questa esperienza mi reputavo meteoropatica, ora non più. Mi piace la montagna, ma un po’ anche il mare. Il mio romanzo preferito è il Manifesto del Partito Comunista e amo raccontare le storie.