È stato approvato definitivamente il DDL contro la violenza sulle donne

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Mercoledì 22 novembre, è stato approvato definitivamente il DDL che mira a combattere la violenza sulle donne, presentato diversi mesi fa dalla ministra per la Famiglia e le Pari opportunità Eugenia Roccella.

Cosa prevede nella pratica e come può evitare ai tristi episodi di cronaca, che ben conosciamo, di ripetersi?

Viviamo in un paese in cui il ministro Matteo Salvini, di fronte alla notizia dell’arresto di Filippo Turetta, ha condiviso un tweet esprimendo il seguente pensiero: «Bene. Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita».

Se colpevole, sottolinea, con dei video che mostrano la violenza inferta a Giulia Cecchettin, video che non lasciano spazio a benefici del dubbio. Quindi, se già dall’alto ci sono dubbi davanti all’evidenza, un cittadino cosa può mai aspettarsi? E Salvini forse sa bene come funziona nel nostro paese, sottolineando nel suo tweet «nessuno sconto di pena».

Si passa poi all’estensione delle misure cautelari per i così detti “reati spia”. Il reato si ritiene compiuto già del momento della limitazione della libertà di un altro individuo; nel momento in cui si è ricorso alla manipolazione mentale; e nel momento in cui c’è stato anche solo un singolo schiaffo. Questa parte potrebbe rivelarsi davvero utile e interessante, così come gli “ammonimenti” che possono consentire al questore di ritirare tutte le armi possedute legalmente dalla persona accusata di violenza. Inoltre, saranno previsti tempi minori per la valutazione delle misure cautelari: si parla di 30 giorni.

Abbiamo poi anche l’obbligo di distanza dalla presunta vittima: il giudice potrà imporre alla persona accusata almeno 500 metri di distanza. Inoltre, l’obbligo potrà essere rafforzato dall’uso del braccialetto elettronico. In questo caso, il braccialetto non è solo essenziale per la tutela della parte lesa, ma è anche utile dal punto di vista sociale. La persona verosimilmente sperimenterebbe un senso di imbarazzo nel portare tale braccialetto, anche considerando che gli altri potrebbero evitare il suo contatto nel caso in cui fosse visibile. Tale sensazione di vergogna, verosimilmente, lo spingerebbe a desiderare di liberarsi da tale situazione, con il metodo più razionale consistente nell’evitare di commettere ulteriori errori. Pertanto, l’adozione obbligatoria del braccialetto in queste circostanze, anziché facoltativa, risulterebbe giustificata.

Inoltre, viene introdotta la possibilità di arresto in flagranza differita. Più in particolare, una persona potrà dunque essere arrestata se a dimostrare la violenza ci saranno foto, video, chat, gps e altri tipi di documentazione che non lascino dubbi. A condizione però, che non si superino le 48 ore dall’avvenimento. Indubbiamente, tale iniziativa potrebbe rappresentare una svolta significativa e preservare numerose vite.

Belle le fiaccolate, i milioni di link e video condivisi sui social nella speranza che qualcosa cambi. Belle anche le manifestazioni, che oltre al rumore e alla risonanza mediatica puntano a chiedere qualcosa che dovremmo già per diritto avere: ascolto e uguaglianza.

Tuttavia, è essenziale implementare qualcosa che vada al di là delle manifestazioni, accompagnando quotidianamente le persone e influenzandone il modo di pensare. È cruciale promuovere un cambiamento duraturo nelle persone. L’individuo medio potrebbe limitarsi a osservare, ascoltare o leggere nelle storie il nostro grido di “vogliamo essere ascoltate”, lasciando magari un cuoricino mentre nel proprio intimo si convince di non avere nulla a che fare con chi commette atti di violenza.

Però, forse, dopo aver visto il corteo per strada due giorni prima, ci penserà due volte prima di tirarle uno schiaffo. Anche scendendo in strada abbiamo fatto una sorta di rieducazione, ma a che prezzo? Cerchiamo una cura ad un male che potrebbe essere prevenuto.  

Per questo motivo, bisogna partire dall’educazione, azzerando le differenze di genere. Iniziando da casa e da scuola. Ri-educando docenti e genitori sull’argomento per poter garantire una giusta narrazione ai prossimi adulti.

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