La guerra viene tollerata solo da chi non conosce i suoi orrori, da chi non ha sperimentato quel dolore
sulla propria pelle. Coloro che soffrono davvero sono i civili, persone che non hanno mai afferrato un fucile. Sono innocenti che non possono sapere quando e se una bomba esploderà sulle loro teste, quando e se calpesteranno una mina sotto i loro piedi. Le guerre sono innescate dai ricchi e dai potenti che mandano a morire i giovani, la parte vitale delle società, l’eredità più grande.
Io, Ibrahima, conosco la guerra.
So bene che il costo di tutte le guerre è elevato, ma il prezzo viene sempre pagato dai poveri, costretti
a sopravvivere con pochi euro al giorno e condannati a una morte atroce sotto il fuoco di costosissime bombe. Il prezzo di un missile che mette fine all’esistenza di un’intera famiglia, potrebbe sfamare a vita quella stessa famiglia, garantire loro cibo, cure, istruzione.
Io conosco bene la guerra.
La guerra genera divisione. Separa i genitori dai figli, le mogli dai mariti, i fratelli dalle sorelle, consuma tutti gli affetti e trasforma i bambini in orfani. In ogni conflitto ho visto bambini di due, tre, quattro anni urlare, in lacrime, il nome della loro mamma o del loro papà persi per sempre…
Ali è un giovane iracheno, anche lui conosce la guerra. Un giorno l’ho incontrato su un treno e mi ha
raccontato della sua esperienza. Quando aveva sette anni la sua casa è stata colpita da un missile mentre lui era a scuola. Al suo ritorno ha trovato solo macerie: i suoi genitori erano rimasti uccisi. Quel giorno, Ali è diventato un orfano. Mi ha confidato che i suoi nemici ora sono la guerra, le armi, le uniformi militari. Oggi Ali è diventato un pacifista, e il suo sogno più grande è vedere un mondo libero dalla violenza, dove gli esseri umani non siano causa di sofferenza e di morte per i loro fratelli e sorelle.
Mi capita, a volte, di notare che lo scoppio di un conflitto venga percepito come una partita di calcio, con le tifoserie schierate dall’una o dall’altra parte. Ma la guerra non ha alcun bisogno di tifosi, poiché ferisce, distrugge e uccide senza pietà, e spesso senza regole. Lascia ferite dolorose nell’ anima e spezza il cuore delle vittime, siano essi uomini, donne o bambini. La guerra è simile a un vasto incendio: una volta innescato le sue fiamme sono difficili da domare. La guerra non risolve i problemi, ma li amplifica. Sono i tavoli di discussione, la diplomazia seria, impegnata a promuovere il dialogo, la vera soluzione.
Io, Ibrahima, conosco la guerra. Per questo voglio la Pace.
Quando avevo 16 anni, mentre fuggivo dal Senegal e transitavo per Bamako, in Mali, ho visto quanto può essere distruttivo un conflitto. Ho assistito alla guerra civile in Libia, con i carri armati che devastavano le case e uccidevano le persone. La Libia un tempo era un paese splendido e prospero, ma oggi è irriconoscibile, sotto il controllo di gruppi armati violenti: un vasto campo di prigionia in cui gli esseri umani sono tenuti in ostaggio e sottoposti a torture.
Non appoggio in alcun modo la violenza, ma sostengo coloro che cercano la pace, che difendono i diritti delle persone e salvano le vite umane. Sostengo coloro che danno voce agli invisibili, coloro che indossano la bandiera della pace come un simbolo di amore e condanno chiunque sfrutti le persone più vulnerabili. Non supporto le guerre, le condanno, perché sono sbagliate e nascono per le ragioni sbagliate: interessi economici o divisioni basate sulle differenti etnie.
Io, Ibrahima, credo che se coltiviamo l’umanità e la fraternità nei nostri cuori, la pace trionferà.
Non più la guerra.
Autore
Ibrahima Lo
autore
Ibrahima Lo è un ragazzo senegalese che è arrivato in Italia da chi anni dopo un viaggio tormentato. Ibrahima è autore del libro "Pane e Acqua", un resoconto personale di come creare un mondo migliore.