Con molte ore di ritardo rispetto ad altri partiti dell’opposizione italiana, la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha espresso solidarietà a Francesca Albanese, relatrice speciale ONU per la Palestina occupata, sottoposta a sanzioni da parte degli Stati Uniti dopo aver pubblicato un rapporto che nomina e denuncia le aziende occidentali che finanziano il genocidio palestinese. Tuttavia, quella del PD è una solidarietà che presenta un’ipocrisia calcolata, molti non detti e omissioni strategiche, considerando anche il fatto che Schlein, assieme ai rappresentanti di AVS e 5 Stelle, aveva escluso Francesca Albanese dalla piazza del 7 giugno a Roma.
“Proprio per evitare tensioni non dovrebbero salire sul palco della manifestazione né Moni Ovadia né Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. Albanese la settimana scorsa, ospite di Agorà, ha fatto fatica ad ammettere che Hamas sia un gruppo terroristico, spiegando che tale non è per l’ONU, e la sua presenza, quindi, potrebbe accendere nuove e non gradite polemiche. L’orientamento, del resto, è di escludere dalla scaletta i pro-Pal troppo esposti nel dibattito italiano, per preferire solo le testimonianze dalla Striscia di Gaza”, scrisse Maria Teresa Meli su Il Corriere della Sera (Roma) a riguardo.
Questo tipo di narrazione di sinistra, piatta, ambigua e mai rivolta a una reale presa di posizione, è perfettamente allineata a quella mantenuta fin dal 7 ottobre 2023. Infatti, il Partito Democratico non si è mai battuto realmente per la Palestina e per la sua liberazione, preferendo portare avanti una finta opposizione al governo Meloni, che costituisce una complicità nel genocidio in atto.
A livello comunicativo, il PD per tutti i primi mesi di genocidio ha fomentato la criminalizzazione della resistenza palestinese e del suo diritto, sancito anche a livello internazionale, di difendersi dall’occupazione israeliana e da azioni genocidarie e di pulizia etnica esistenti fin dalla nascita dell’entità sionista.
Il Partito Democratico si è fatto bandiera del fantomatico “diritto di Israele a difendersi”, mentre nel frattempo si bombardavano ospedali, si stupravano – anche con l’uso di cani – persone detenute nei carceri-lager, e si bruciavano vivi i bambini nelle tende.
Successivamente, quando la diffusione mediatica delle atrocità compiute da Israele è diventata insostenibile da difendere, l’appoggio del PD all’occupazione della Palestina e al genocidio si è trasformato, focalizzandosi su una mera critica al governo Netanyahu. Israele come “Stato” teocratico, illegale e suprematista, che fin dalle origini ha basato la propria esistenza sulla soppressione e cancellazione del popolo palestinese e del suo bagaglio identitario, storico e culturale, non è mai stato messo in discussione.
Inoltre, questa narrazione deresponsabilizza del tutto la società israeliana, che ha sempre contribuito attivamente al genocidio palestinese, non soltanto come braccio armato, ma occupando illegalmente le terre, aggredendo ogni giorno le persone palestinesi, bloccando e distruggendo gli aiuti umanitari, ultilizzando binocoli per osservare meglio la sistematica distruzione di Gaza.
Dunque, ad oggi, nonostante tutto ciò che vediamo e sappiamo, il PD mantiene questo gioco di equilibri impregnato di sangue. Anche nel post di “solidarietà” a Francesca Albanese, l’unica presa di posizione è contro Trump, che, come Netanyahu, pare essere l’unico responsabile del genocidio palestinese.
Eppure, il PD non nomina mai tutte le altre responsabilità presenti, tantomeno quelle della presidenza Biden, che per tutti i primi mesi di sterminio del popolo palestinese ha finanziato Israele e spianato la strada a Trump. Giocare a nascondino dietro il termine “democratico” – che rispetto a Gaza è identico a “repubblicano” – è una delle attività preferite della “sinistra” parlamentare italiana.
Tutt’ora il PD continua a fomentare l’equazione antisionista/antisemita, permettendo così che la criminalizzazione del dissenso, del boicottaggio e della lotta a fianco della Palestina possa continuare.
Dunque, il PD lancia un messaggio di “solidarietà” a Francesca Albanese, che però non coincide minimamente con le sue battaglie: denuncia del genocidio e non di “una situazione, di qualcosa che sta avvenendo” come piace scrivere all’entourage social.
Quella a cui abbiamo assistito è l’ennesima strumentalizzazione delle lotte per la liberazione della Palestina, delle quali il PD si appropria privandole del loro reale contenuto e svuotandole del significato politico e decoloniale. Non vengono mai messe in dubbio le basi che permettono il mantenimento del genocidio palestinese e, infatti, tra le prime file del PD ci sono i fondatori di “Sinistra per Israele”, un gruppo di estremisti razzisti e islamofobi che ha sempre difeso l’operato israeliano.
Non a caso, il PD ha tra i suoi fondatori coloro che hanno legalizzato la detenzione amministrativa in Italia e l’esistenza dei CPR, strumenti coloniali di segregazione razziale esportati dalle metodologie di oppressione israeliana verso il popolo palestinese.
Il testo di “solidarietà” del PD è un testo neutrale, silenzioso, che – a quasi due anni di genocidio – significa complicità quotidiana. L’unico scopo di queste dichiarazioni è portare avanti una battaglia anti-Trump, che possa diventare capro espiatorio della complicità occidentale al genocidio del popolo palestinese, dal ’48 ad oggi. Concentrandosi quindi su una causa mediatica di cui parlano tutti, e, nel mentre, continuando a tacere sul resto.
Il PD dimostra per l’ennesima volta di basare le proprie lotte su tematiche “semplici” per la “sinistra” e che, avendo come rappresentante una persona socializzata come donna e appartenente alla comunità LGBTQIA+, vive di pink e rainbow washing. Appare, piuttosto, come l’ennesimo gruppo di suprematisti bianchi che mantengono il loro potere grazie all’oppressione e alla morte di chi bianco non è.
All’interno del Partito Democratico ci sono soggettività – spesso giovani – che sono andate in contrasto con la narrativa egemone e complice del loro Partito e che a loro volta sono state silenziate e offuscate, a cui diamo tutta la nostra solidarietà.
Autori
Dalia Ismail
Autrice
Dalia Ismail è un'analista e giornalista palestinese indipendente
Camilla Ponti
Autrice
Camilla Ponti è una psicoterapeuta che si occupa di psicologia decoloniale e abolizionista