Un riassunto della saga Wikileaks

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Il 4 gennaio la giustizia britannica ha respinto la richiesta di estradizione negli Stati Uniti di Julian Assange, l’attivista e whistleblower, che si è schierato contro il governo statunitense ormai da più di un decennio. 

La scorsa settimana, gli sforzi degli Stati Uniti per estradare Assange e farlo, quindi, processare sul suolo statunitense sono stati vanificati da un tribunale britannico, il quale ha fornito come giustificazione il fatto che il fondatore di Wikileaks sia in un grave stato di depressione e ad alto rischio di suicidio.

La negata richiesta di estradizione è l’ultima tappa di un gioco internazionale iniziato quasi dieci anni fa. Assange ha trascorso sette anni presso l’ambasciata ecuadoriana a Londra, chiedendo asilo politico per evitare l’arresto nel momento in cui la Svezia ha richiesto la sua estradizione a causa di accuse di violenza sessuale. Queste accuse sono state, però, ritirate nel 2017; ma dopo che l’ambasciata ecuadoriana ha deciso di “sfrattare” Assange lo scorso anno, quest’ultimo è stato arrestato dalla polizia britannica per conto degli Stati Uniti. 

Il destino di Assange è oggetto di importanza politica negli Stati Uniti, dove WikiLeaks, nel corso degli anni, ha pubblicato dati (ovviamente hackerati) concernenti il Comitato Nazionale Democratico che riguardano il ruolo significativo che ha ricoperto nelle elezioni presidenziali del 2016. Così, i sostenitori della libertà di espressione hanno ribadito che un processo ad Assange negli Stati Uniti significherebbe una vera e propria battuta di arresto per la libertà di stampa.

Chi è Julian Assange e in cosa consiste WikiLeaks?

Julian Assange nasce 49 anni fa nel Queensland, in Australia, e diventa noto già da adolescente per i suoi plurimi attacchi hacker. Nel 2006 co-fonda una vera e propria organizzazione internazionale, senza scopo di lucro, chiamata WikiLeaks la quale ha essenzialmente l’obiettivo di creare una piattaforma online dove pubblicare in sicurezza documenti hackerati. WikiLeaks ottiene l’attenzione internazionale nel 2010 in seguito a una serie di indiscrezioni trapelate sulle guerre in Iraq e Afghanistan. Una fuga di notizie talmente rilevante da essere denominata come “Collateral Murder”. È in questo momento che Assange diventa una “celebrità” internazionale.

Nel novembre dello stesso anno le autorità svedesi emettono un mandato di arresto internazionale per Assange, che lo accusano di violenza sessuale. Inizialmente Julian decide di collaborare con la polizia in Gran Bretagna, dove viveva, negando le accuse e sostenendo che le stesse fossero un pretesto per potere essere estradato poi dalla Svezia agli Stati Uniti. 

Nel 2012 dopo aver perso una lunga battaglia legale, Assange entra nell’ambasciata ecuadoriana a Londra e rifiuta di lasciarla. Ad agosto dello stesso anno gli viene concesso l’asilo politico ma, tuttavia, non è in grado di lasciare l’edificio, in quanto sorvegliato 24 ore su 24. Con il passare del tempo i rapporti con gli altri ospiti ecuadoriani iniziano a vacillare, fino a quando nel 2019 gli viene ritirato il suo status di rifugiato politico. La polizia britannica, allora, lo arresta con l’accusa di aver violato le condizioni poste per la libertà provvisoria.

Perché gli Stati Uniti chiedono la sua estradizione?

L’amministrazione Trump in tutti questi anni ha sostenuto che Julian Assange, cittadino australiano, debba essere processato in un tribunale federale della Virginia per aver violato il U.S Espionage Act; oltre ad altre innumerevoli accuse. Se fosse estradato, sarebbe la prima persona accusata di questo reato. In totale, Assange è accusato di 18 crimini federali e rischia fino a 175 anni di carcere in una prigione di massima sicurezza.

All’udienza svoltasi a febbraio 2020, l’avvocato del governo statunitense James Lewis ha affermato che Assange mette in pericolo, oltre che il governo statunitense, anche la vita degli informatori. Le informazioni hackerate che proprio non vanno giù agli Stati Uniti sono quelle relative alle due guerre in Iraq e Afghanistan; queste informazioni, infatti, fanno riferimento a un elicottero dell’esercito statunitense che avrebbe sparato e ucciso dozzine di civili.

Gli avvocati di Assange hanno più volte sostenuto come il loro cliente versi in pessime condizioni di salute mentale, portando in udienza numerose prove come, ad esempio, un testamento scritto di pugno dallo stesso Julian o il ritrovamento di una lama da rasoio nascosta all’interno della sua cella. Tutto questo, quindi, secondo la difesa, proverebbe l’elevato stato di depressione in cui si ritrova il fondatore di WikiLeaks.

Nella decisione presa il 4 gennaio, il magistrato britannico Vanessa Baraitser ha concordato con la difesa e ha deciso per la non-estradizione dell’imputato. Baraitser ha continuato affermando che, nonostante le operazioni condotte da Assange attraverso la piattaforma WikiLeaks non possano essere considerate come lavoro di giornalismo d’inchiesta, al momento non ci sarebbero le condizioni affinché possa essere estradato negli Stati Uniti. 

Stella Moris, compagna di Assange, si è più volte appellata all’amministrazione Trump in merito a una possibile concessione di grazia, sostenendo che il caso mediatico e giudiziario contro di lui fosse in realtà stato contaminato dalla politica. Dopo aver perso le elezioni a novembre, Trump, che lascerà la Casa Bianca il 20 gennaio, nelle ultime settimane, ha concesso la grazia a più di una dozzina di persone. 

Gli Stati Uniti, ora, hanno quindici giorni di tempo per presentare appello. Nel frattempo, il fondatore di WikiLeaks resta in stato di detenzione.

Autore

Nata lo stesso giorno di Ringo Starr, ma 58 anni dopo, in costante movimento tra Rimini, Bologna e Roma. Studio Giurisprudenza ma non voglio fare l’avvocato (tipica frase di chi studia legge). Amo la musica elettronica, la politica ma soprattutto fare polemica.

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