Il caso Amanda Gorman: la traduzione è l’unico problema?

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Era il gennaio scorso quando Amanda Gorman, in occasione della cerimonia d’insediamento del Presidente Joe Biden, ha letto una poesia, intitolata The hill we climb. Il testo racchiude temi cari alla giovane poetessa (che, infatti, è un’attivista, attenta alle tematiche del femminismo e del razzismo statunitense) ed anche alla nuova presidenza Biden – Harris, che tutti vediamo come un punto di rottura definitivo con la precedente amministrazione.

Recentemente però, si è tornati a parlare di Amanda Gorman per una questione editoriale che ha fatto scalpore: a fine marzo uscirà il suo libro, tradotto in tutto il mondo, contenente anche la poesia letta in quell’occasione particolare.

Eppure c’è un problema coi traduttori: in Olanda e in Spagna sembra che i traduttori scelti non siano idonei ad interpretare un testo di una giovane ragazza nera che parla di razzismo e integrazione.

Amanda Gorman e il suo libro

Chi può tradurre Amanda Gorman?

Evidentemente non Marieke Lucas Rijneveld, olandese ventinovenne che ha vinto l’International Booker Prize con il libro Il disagio della sera. Marieke Lucas Rijneveld non si riconosce nel genere maschile né in quello femminile, è attento alle tematiche sociali e quindi il suo profilo, secondo la casa editrice Meulenhoff, era perfetto per tradurre le poesie di Amanda Gorman.

Ma subito c’è stata polemica: l’essere bianco era un fattore vincolante, secondo alcuni avrebbe ostacolato Rijneveld dal poter fare una traduzione adeguata. Quindi, l’obiettivo diventa ricercare persone con un vissuto simile ad Amanda Gorman. Nel frattempo, Rijneveld ha rinunciato al suo incarico.

Un fatto analogo è accaduto in Spagna: Victor Obiols, scelto per tradurre il libro, è stato licenziato. Il motivo non riguarda la professionalità del traduttore, che vanta importanti esperienze nell’ambito, ma riguarda il profilo. Anche qui si ricercava una persona nera, che avesse vissuto sulla sua pelle il razzismo e la discriminazione, e che potesse restituire il senso di queste esperienze nella traduzione.

Il dibattito ci mette davanti a un interrogativo di facile risoluzione: si può tradurre un romanzo nato – ad esempio – dall’esperienza della Prima Guerra mondiale, essendo nati negli anni ‘70? Ma la domanda che potremmo farci è anche un’altra, e riguarda la tipologia dei prodotti editoriali che, col favore di tutta l’opinione pubblica, giungono nel nostro Paese e monopolizzano questo specifico mercato.

Il movimento Black lives matter è tornato ad essere oggetto dell’attenzione dei media dal maggio 2020, quando George Floyd fu ucciso da un agente di polizia

Non di “chi” ma di “cosa” stiamo parlando

Il testo della poesia di Amanda Gorman è disponibile praticamente ovunque. Su YouTube, si trova facilmente anche il momento in cui l’ha recitata. E leggendola capiamo che tradurre quel testo non è di certo un’impresa titanica: Se vorremo essere all’altezza del nostro tempo, non dovremo cercare la vittoria nella lama di un’arma, ma nei ponti che avremo costruito. Et similia.

Compreso, dunque, che non si tratta di una poesia contraddistinta da un linguaggio criptico, difficilmente decifrabile, chiediamoci cosa stiamo portando nei nostri mercati editoriali. Indipendentemente da quanto nobili siano le tematiche e le intenzioni di Amanda Gorman.

Va da sé che il libro è candidato ad essere il prossimo best seller, almeno negli Usa. Nel mentre ci chiediamo quanto dipendiamo dal mercato editoriale statunitense, che di fatto egemonizza ancora i nostri gusti travolgendo una sezione di letteratura che non può reggere il confronto, riportiamo le parole di Martina Testa, traduttrice ed editor di Edizioni Sur:

Lo scrivere romanzi è diventato un mestiere che ha una sua trafila. Quasi nulla si pubblica se tu non sei uscito da un MFA (Master of Fine Arts), cioè un corso universitario di scrittura creativa – la stragrande maggioranza degli esordienti americani escono da questi corsi. C’è già una selezione in partenza visto che solo alcune persone possono permetterseli. È un ambiente laboratoriale. Niente di male a imparare a scrivere con una tecnica, però oggettivamente se la produzione che arriva alla pubblicazione nasce tutta e solo in ambiente laboratoriale un po’ si standardizza.

Va inoltre considerato un dato importante: la poesia verrà pubblicata in un pacchetto che contiene anche una raccolta illustrata e un libro di poesie. Questo pacchetto è stato messo all’asta ai maggiori editori di ogni singolo paese. In Italia, verrà pubblicato da Garzanti.

Dunque, se ci spostiamo sull’oggetto da tradurre e non sul traduttore, vediamo che anche qui la polemica è molto delicata. E non solo perché accende una luce sui rapporti di subalternità culturale, che dipendono da specifici interessi economici. Ma anche perché incentra il discorso sui neri ad un’unica voce, che, alla luce della poesia recitata, può sicuramente – e tutti ce lo auguriamo – avere un’eco nel proprio contesto. Ma non può pretendere di essere universale.

Autore

Francesco, laureato in Lettere, attualmente studio scienze dell'informazione, della comunicazione e dell'editoria. Approfitto di questo spazio per parlare di politica e di dinamiche sociali. Qual è la cosa più difficile da fare quando si collabora con un magazine? Scrivere la bio.

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